Teranum 2022

Breve reportage dalla fiera del vino Terrano e dei rossi del Carso

È il Terrano il vino più rappresentativo del Carso – sia sloveno che triestino – e ad esso è dedicata una manifestazione che permette di confrontarne le possibili espressioni: Teranum, svoltasi – finalmente – il 23 aprile 2022.

Il Terrano, questo sconosciuto (?)

La varietà usata è il Refosco del Carso, o Refosco d’Istria, che sul Carso dà luogo al vino Terrano e ne prende il nome (perfino il catalogo nazionale, infatti, parla di varietà Terrano per la produzione della Cagnina di Romagna).

Il Terrano del Carso è un vino molto caratteristico, “territoriale” direbbero alcuni, per suggerire che richiede una certa confidenza per essere apprezzato.
Presenta un’acidità molto spiccata e tannini generalmente numerosi e decisi, non di rado acerbi e un po’ sgraziati.
Il sorso raramente è severo, però, in virtù di notevoli aromi di frutta rossa e nera e di una struttura mai pesante.

Teranum 2022

Stand vista mare all’edizione 2022 di Teranum

L’ultima edizione di Teranum si era tenuta all’Hotel Savoia di Trieste nel 2019.

Non appena è stato possibile organizzarla di nuovo nel rispetto delle normative e del buon senso, le associazioni del territorio si sono date da fare per riproporla al pubblico.

Deve essere stato facile optare, questa volta, per il Portopiccolo Pavilion, il centro congressi vista mare di Sistiana-Sesljan, frazione costiera del comune di Duino Aurisina-Devin Nabrežin, comune insignito del titolo di città del vino 2022.

La scelta della sede, e quella di distribuire il ridotto numero di espositori su due sale e lo spazio di passaggio fra esse, permettendo ai visitatori di mantenere le distanze, ha contribuito a lasciare un buon ricordo della manifestazione, specie a chi – come noi – l’ha visitata all’apertura.

Le cantine del territorio – che naturalmente intendiamo come Carso tutto – erano una trentina, la maggior parte delle quali molto note agli appassionati del luogo, che trovano con facilità le loro etichette nei locali o che le possono visitare con una breve gita.

La manifestazione ha ospitato, quest’anno, una rappresentanza di produttori pugliesi del Consorzio di Tutela vini DOC Castel del Monte.

Dal Carso alle Murge

Il trait d’union più evidente fra le zone di produzione è il carsismo, che caratterizza anche l’altopiano delle Murge. Una discreta altitudine (Minervino Murge, uno dei comuni della DOC è a più di 400 metri sul livello del mare), la prossimità con il mare e l’atmosfera ventilata sono altre analogie che, per quanto approssimative, contribuiscono ad affratellare questi ambienti di allevamento, sfidando l’assaggiatore a riconoscere anche in questi vini i connotati locali.

I quattro gradi abbondanti di latitudine che li separano e, soprattutto, l’uso di varietà completamente diverse complicano parecchio la ricerca degli indizi, ma non tolgono piacevolezza al tentativo.

Il panorama all’esterno dell’edizione di Teranum 2022

Teran, oltre che Terrano

Čotova klet a Vrhovlje

Per iniziare l’enoesplorazione dei vini di casa, scegliamo il Teran di Čotova klet, di Vrhovlje, dal carattere particolarmente fruttato, anche nel finale, che non sarà eterno, ma è piacevolmente coerente con l’ingresso.

Lo sgradevole accenno di tappo che avvertiamo al primo naso sparisce quando ci allontaniamo dalla fotografa che indossava generosamente la curiosa fragranza. Si faceva, in effetti, individuare facilmente e altrettanto facilmente evitare.

Čotova klet produce anche una cuvée con Terrano, Merlot e Cabernet Sauvignon, e i bordolesi in purezza, schietti di frutto e di pregevole intensità.

Renčel a Dutovlje

Evitando di accalcarci ai banchi delle cantine meglio distribuite, cui già molti visitatori e gionalisti accreditati stavano rendendo onore, facciamo un’eccezione per Joško Renčel, per l’occasione accompagnato dal genero Žiga, che ci fa assaggiare la nuova creazione della cantina: un rosato da uve Terrano e Pinot Nero.


Žiga lo definisce “un vino da barca”, per indicarne il carattere spensierato e riassumere lo spirito che lo ha fatto nascere.
Temperature più alte, in effetti, renderanno più godibile lo stile rinfrescante di questo “mezzo Terrano”.

La degustazione prosegue con il Terrano 2018, ancora esuberante a dispetto dei tre anni in legno e dalle note – rare, in questi vini – di iris e glicine; la cuvée Kras Cru 2016, in cui il Terrano è affiancato da Merlot e Cabernet Sauvignon, che attira con profumi di frutta scura molto matura e rassicura con tannini levigati; il passito dolce Negra 2000, di cui sappiamo solo che ha trascorso diciotto anni in legno, e che è eccezionale, dalla compagine aromatica evoluta e avellanosa e dalla struttura energica e brillante.

Finale armonico

Tralasciando quelli che non ci hanno soddisfatto, perché francamente sgraziati o troppo corti e inconsistenti, sarebbero diversi i Terrano abbastanza convincenti da meritare un approfondimento, così come sono complessivamente interessanti i vini dai vitigni internazionali prodotti sul Carso.

È parsa molto apprezzata anche la scelta di ospitare aziende agricole del territorio e partner del settore della ristorazione, che hanno accompagnato gli assaggi con le proprie specialità.

Sebbene il Terrano abbia tutte le caratteristiche per rimanere un vino di nicchia, molto legato alla tradizione locale e molto soggetto all’interpretazione del produttore, che non sempre lo valorizza, l’impressione generale che si riceve dai campioni in degustazione a Teranum 2022 è senza dubbio soddisfacente.

L’auspicio è che il buon esito di questa edizione e il ritorno a più numerose occasioni di confronto simili spingano anche gli irriducibili del selvatico a indirizzarsi verso una produzione più attenta, elevandone il livello medio e rendendola, così, degna di maggiori attenzioni.

Anche l’intervento, a queste manifestazioni, di soggetti del settore non sonoramente profumati è auspicabile, ma forse meno probabile.

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